Chi siamo oggi
La Storia dei farmacisti a Palermo
Già nei primi secoli dopo
Cristo l'arte farmaceutica era radicata in Sicilia. Ne danno notizia
prestigiosi storici arabi. Tra i medici e i filosofi provenienti dalla Grecia,
dall'Asia Minore e dall'Egitto, c'era anche il famoso Galeno che è sepolto nei
pressi del castello di Kars-Said, nel territorio di Misilmeri.
In quel periodo però la
medicina, la chirurgia e la farmacia erano un'unica professione. Pertanto non
ci sono oggi testimonianze di "spezierie" di quel periodo. I primi
documenti sono le "Costitutiones" di Federico II
del 1240.
Fu proprio Federico II a
separare la professione di medico da quella di Speziale promulgando
un'ordinanza che prevedeva la formazione per gli "speziali" e una serie di norme per la tutela della professione
e dei pazienti: il numero chiuso delle "spezierie" per garantire a
chi esercitava la professione un adeguato benessere; il controllo di incaricati
pubblici sulla qualità delle materie prime, dei farmaci prodotti e dei prezzi
di vendita; pene per i trasgressori.
Il "Nobile e salutifero Collegio
degli Aromatari" operò a Palermo sin dai primi anni del XV secolo.
I suoi compiti erano la salvaguardia dei diritti della corporazione, il
controllo professionale delle farmacie e l'esame di coloro che volevano essere
abilitati all'esercizio della professione.
Nel 1407 vennero pubblicati i
"Capitoli inediti degli Speziali”, definiti dallo storico
Giuseppe Pitrè "un vero regolamento di polizia e d'igiene, tendente ad
avere buoni farmaci e ad impedire qualunque frode nella vendita di essi".
Al 1535 risalgono i capitoli
dell'arte degli speziali pubblicati poi nel 1884 da Vittorio Emanuele Orlando.
Tra gli articoli spiccano quelli nei confronti dei clienti morosi: pare che
anche allora ci fossero difficoltà a incassare i corrispettivi della cessione
dei farmaci e molti illustri farmacisti si impegnarono per affrontare la
questione.
Tra questi il Console Giovanni
Garillo che nel 1571 ottenne una sentenza che riconosceva come privilegiati i
crediti per preparati medicinali. Giovanni
Filippo Ingrassia, nominato protomedico per la Sicilia da Filippo II, nel 1564
pubblicò le “Costitutiones”, una raccolta di norme in campo sanitario tra
cui il Giuramento degli Speziali.
Tra i farmacisti palermitani
che passarono alla storia merita un posto di rilievo Giovanni Garillo: fu
Console del Collegio e svolse un ruolo determinante nell'affermazione
professionale degli aromatari e nella salvaguardia dei loro diritti economici.
Garillo è noto anche per la preparazione della teriaca, che non era una
esclusiva dei farmacisti veneti, ma venne usata a Palermo fino alla metà del
XIX secolo come cura per molte malattie.
Di grandissima importanza è
l'aromataro Nicolò Gervasi che, Console del Collegio, pubblicò nel 1669 “L'Antidotarium Panormitanum
Pharmaco-Chimicum”, una vera e propria farmacopea prevista nei
programmi per l'ammissione alla professione fino alla fine del 1700. Nel 1887
vennero pubblicati da Ferdinando Lionti in una raccolta di statuti delle
Maestranze di Palermo, tra cui i Capitoli del 1706 degli Aromatari. Questi
Capitoli rimasero in vigore fino al 1784 quando vennero abrogati gli statuti di
tutte le maestranze di Palermo. Le corporazioni vennero ripristinate nel 1812 e
nuovamente abolite nel 1822.
In città unica testimonianza
architettonica delle origini delle "spezierie" ancora esistente è la
Chiesa di Sant'Andrea di Palermo (vicino
a piazza San Domenico) che fu per secoli la sede del Collegio degli Aromatari.
Questa chiesa venne edificata
nel XIII secolo dalla comunità degli Amalfitani, ricchi commercianti trasferiti
a Palermo durante il periodo normanno. Nella chiesa fu fondata nel 1346 una
confraternita che portava la statua di Sant'Andrea alla processione del Corpus
Domini. Alla Confraternita furono
aggregati l'11 gennaio 1579 gli Aromatari di Palermo. Presto però la chiesa
venne ceduta al Collegio degli Aromatari, che la fece restaurare.
Il Collegio acquistò un grande
prestigio. Appartenere al "Salutifero
Collegio" era un coinvolgimento assoluto dal punto di vista
professionale, religioso e familiare.
Molte opere donate nei secoli
dai confrati sono state depositate in vari enti da parte della Congregazione di
S. Andrea degli Aromatari, che è ancora esistente.
Tra queste una pregevole tela,
raffigurante Sant'Andrea, attribuita alla scuola dello Zoppo di Gangi.
Nel secolo scorso, purtroppo
la chiesa ha subito in forte stato di degrado, andando quasi in rovina. Quelli
che un tempo erano gli uffici del Collegio sono in gran parte crollati. Restava
però visibile la targa in marmo: "Nobile
Collegio dei Farmacisti - S. Andrea".
Negli ultimi anni il corpo di
fabbrica è stato oggetto di profondi restauri, in corso di definizione, che
renderanno fruibile alla collettività il bene architettonico, luogo ricco di
storia e di passione per la professione farmaceutica.